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Torre San Cataldo

Questa torre non è più esistente.

Cartografia antica tratta dal sito Fondazione di Terra d’Otranto (vedesi bibliografia).

La Storia

Fu edificata probabilmente nel XV secolo nella zona del porto antico “presso un’acqua sorgente che a scalaggio de nimici et che se ne può servire un’armata potente“. Fu restaurata dal leccese Giovanni Tommaso Garrapa, affidatario dei lavori. II Garrapa, nell’esecuzione, fu tenuto alla stretta osservanza che il suo operato fosse conforme al disegno del Regio Ingegnere Tommaso Scala. I lavori sarebbero dovuti terminare entro quattro mesi dal 15 aprile 1568.

I termini furono disattesi per via di una serie di logoranti complicazioni, non ultima, la morte di Giovanni Tommaso Garrapa. I lavori furono completati da Giovanni Angelo Garrapa (subentrato al fratello insieme ad altri soci) e saldati dalla Regia Corte il 2 giugno 1583 (De Salve).

Giovanni Cosi (1989) riporta i seguenti documenti: “Il maestro Giovanni Angelo Garrapa, il 12 dicembre 1580 dichiara che negli anni scorsi, assieme a suo fratello Giovanni Tommaso, fece partito con la R. Corte per le fabbriche delle torri di S. Cataldo, di Roca Vecchia e de l’Urso alias Creta Russa. Essendo stati i lavori compiuti, nonostante la morte di Giovanni Tommaso, e <<cannigiati> (misurati a canne) dal R. Protomastro provinciale, dovendo riscuotere il saldo dei lavori, costituisce suoi procuratori i maestri Marco Guarino e Martino Cayzza. Ancora il 14 aprile 1581 il Garrapa deve rilasciare procura al Cayzza per riscuotere presso la R. Camera la differenza a saldo per le tre torri.”

Successivamente “I soci dell’appalto delle tre torri il 2 giugno 1583 dichiarano d’aver ricevuto tutto il denaro dovuto dalla R. Corte e che è stato diviso in parti uguali a tutti gli aventi diritto.”

San Cataldo, l’antico Porto di Adriano, scalo portuale di Lecce in epoca romana, disponeva di una fortezza ora scomparsa. Infatti, nel tomo di Antonio De Ferraris, noto come Il Galateo: De situ Yapygiae, pubblicato a Basilea nel 1553, è riportata la seguente frase che per ragioni di comodità traduciamo in Italiano dall’originale in Latino:“Chi procede da lì per 10 miglia s’imbatte nel castello che prese il nome da San Cataldo, antichissimo arcivescovo dei Tarantini, per il fatto che egli provenendo dall’oriente toccò dapprima questi luoghi, dove c’è anche un piccolissimo tempio a lui dedicato. Gualtiero fondò anche questo castello per emporio dei Leccesi più vicino alla città […]”.

Consultare anche https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/06/16/

Il Gualtiero cui si accenna era uno dei Conti di Lecce, appartenente alla famiglia de Brienne, ed il castello in questione doveva essere più probabilmente una torre, forse più imponente delle altre disseminate lungo la costa, infatti in un altro testo manoscritto dei primi anni del XVII secolo: I Castelli di Terra d’Otranto tra il 1584 e il 1610 in una relazione manoscritta del 1611, è riportato: “La Torre di S. Cataldo sta in funzione di guardia di un molo […]” ed il suo armamento nel 1610 consisteva in quattro pezzi di artiglieria leggera tipici dell’epoca rinascimentale: “Tre falconetti” e “Uno sparviero”. (Corriere Salentino).

Era indicata in tutta la cartografia antica, a partire dal XVII secolo come castello. Su più recenti tavole dell’istituto Geografico Militare sono invece distinti sia il faro, sia i ruderi, evidentemente riferiti alle vestigia della torre e dei quali oggi non è rimasta traccia (De Salve).

Comunicava visivamente a sud con Torre Specchia Ruggeri e a nord con Torre Veneri.

Dove si trovava: https://goo.gl/maps/M2nomz65FzFLFUat5

Bibliografia:

Corriere Salentino (2020). Alla scoperta del Salento: la scomparsa Torre di San Cataldo. Link: https://www.corrieresalentino.it/2020/08/alla-scoperta-del-salento-la-scomparsa-torre-di-san-cataldo/

Cosi, G. (1989). Torri Marittime di Terra d’Otranto. Galatina: Congedo Editore.

De Salve, C. (2016). Torri Costiere. La Difesa delle Coste del Salento al Tempo di Carlo V. Galatina: Editrice Salentina.

Fondazione Terra d’Otranto (2015). I castelli di Terra d’Otranto tra il 1584 e il 1610 in una relazione manoscritta del 1611: TORRE DI SAN CATALDO (5/6). Link: https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/06/16/

Fondazione Terra d’Otranto (2017). Lecce: il porto di S. Cataldo era così al tempo di Adriano? Link: https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/02/05/lecce-porto-s-cataldo-cosi-al-tempo-adriano/

Torre Sant’Isidoro

Nel Comune di Nardò, nell’omonima località, si erge Torre Sant’Isidoro a meno di 50 metri dal mare e a un’altitudine di 3 metri. Oggi è in concessione a privati.

Foto di Giorgio Maghenzani.

Comunicava visivamente a sud con Torre Inserraglio e a nord con Torre Squillace.

La Storia

Di Torre Sant’Isidoro sappiamo con certezza che nel 1622 fu necessario ricostruirla dalle fondamenta. I lavori della ricostruzione furono aggiudicati al neretino Giovanni Vincenzo Spalletta, questo ne affidò l’esecuzione ai concittadini: Ortensio Pugliese, Giovanni Francesco Mergula e Francesco Antonio Pugliese, che portarono a compimento i lavori nel 1624. Compare in tutta la cartografia antica. Fu censita in cattivo stato nel 1825 da Primaldo Coco e fu abbandonata intorno al 1842.

Un tempo la torre dominava questo bellissimo tratto di costa bassa indisturbata ma è stata raggiunta da un’espansione edilizia in tempi governati da assoluta “leggerezza” e insensibilità tanto da essere tollerate costruzioni addossate alla torre stessa. Oggi la torre è in concessione a privati.

Sul sito della Fondazione Terra d’Otranto sono riportati ben tre documenti, rarissime testimonianze dell’epoca, che arricchiscono la storia di questa torre. Per causa di copyright consultare: https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/08/27/note-storiche-sulla-torre-squillace-detta-scianuri-sul-litorale-di-nardo-lecce/

Sappiamo che la torre attuale è la ricostruzione dalle fondamenta, iniziata intorno al 1622, della vecchia che era entrata in funzione nel 1569; la notizia dell’esistenza di una torre già nel 1443 e la testimonianza del Galateo che ho riportato alla fine (potrebbe per motivi cronologici riferirsi tanto alla torre originaria quanto alla sua prima ricostruzione) fanno pensare che quella attuale costituisca in realtà almeno una seconda ricostruzione. Da notare che il documento riportato è  lo stesso  in cui si parla in modo che non lascia assolutamente adito a dubbi, circa una possibile confusione con questa torre, di un’altra torre, da identificare probabilmente con Torre Uluzzo.

La Struttura

Compresa nella serie di Nardò a base quadrata, presenta piano terra quadrangolare senza aperture, di 12 metri per lato, definito da una marcata scarpatura (forse lascia pensare ad un intervento successivo di potenziamento). Il piano agibile, oltre il primo toro marcapiano, presenta finestre su tre lati e porta d’accesso levatoia in lato monte. Ma come scrive il Faglia, esistono segni di una porta levatoia sul lato sud anzichè sul lato monte dove ora esiste la scalinata. Si sviluppa inoltre un secondo piano, definito da un altro toro, che continua verticalmente fino al parapetto di coronamento. Questo, aggettante e sostenuto da beccatelli, è fornito di troniere e una piombatoia su ogni lato, in corrispondenza delle aperture. La garitta, sul terrazzo di copertura, è a filo del parapetto. L’accesso al piano agibile è servito da una scala rampante, probabilmente di epoca successiva.

Al suo interno è presente, al primo piano, un grande locale con camera e piccolo gabinetto in spessore di muro, camino e botola per raggiungere la cisterna sottostante, in un ampio locale voltato a botte. Sul terrazzo si accede alla guardiola attraverso una stretta scala di legno.

Immagini tratte dal libro di Vittorio Faglia (vedesi bibliografia).

Dove si trova: https://goo.gl/maps/CpHHTthDtyjjWDGR7

Bibliografia:

Fondazione Terra d’Otranto (2012). Torre Sant’Isidoro e torre Uluzzo sulla costa di Nardò. Sito Web.

De Salve, C. (2016). Torri Costiere. La Difesa delle Coste del Salento al Tempo di Carlo V. Galatina: Editrice Salentina.

Faglia, V. & Bruno, F. (1978). Censimento delle Torri Costiere nella Provincia di Terra d’Otranto. Roma: Istituto Italiano dei Castelli.