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Torre delle Saline

Nel Comune di Manduria, nella Riserva naturale Salina dei Monaci, si ergeva Torre delle Saline a 350 metri dal mare e a 5 metri d’altitudine. Oggi restano solo dei modesti ruderi.

Il rudere della torre alle spalle della salina. Dal sito Visit Manduria.

Torre delle Saline differisce nella sua funzione dalle altre torri costiere sul litorale salentino perché non faceva parte del sistema unitario ideato dagli aragonesi nel XVI Secolo. La torre era adibita alla protezione delle strutture adiacenti dove avveniva la lavorazione e il deposito del sale. Nelle vicinanze vi è anche una piccola cappella, anch’essa in stato di abbandono.

La Storia

Il nome Salina dei Monaci deriva dal fatto che questa fabbrica del sale fu gestita dai monaci benedettini a partire dal XVIII Secolo. Torre delle Saline fu citata per la prima volta nella cartografia antica nell’ultimo decennio del XVI Secolo da Mario Cartaro. Comparirà anche in tutta la successiva cartografia del XVII e XVIII Secolo. Fu indicata nel 1874 e 1947 come Casa della Salina.

Lo studioso Vittorio Faglia (1978) la ritiene più antica di tutte le altre torri ma, non viene data una giustificazione e questa notizia non può essere confermata in quanto l’autore sembra confondere queste saline con quelle di Castellaneta.

Con la fine di questa breve storia, ne inizia una nuova a seguito della bonifica antimalarica negli anni del 1940, che portò a realizzare questo favoloso ambiente naturale ideale per la nidificazione di numerosi uccelli acquatici e migratori. Con una superficie di circa 2,7 Km la Salina dei Monaci e le dune di Campomarino fanno parte della Riserva Naturale Regionale Orientata del Litorale Tarantino a partire dagli anni 2000.

Di seguito, alcune immagini tratte da Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto (1982).

La Struttura

Della torre oggi rimangono pochi ruderi e sembra purtroppo destinato a sparire presto. La costruzione era in conci di tufo regolarmente squadrati, su due piani distinti da un toro marcapiano. Sono caratteristiche collegabili alle torri della Serie di Nardò. Come quelle, la torre presentava base quadrata troncopiramidale, corpo parallelepipedo sul toro, coronamento in lieve sbalzo su beccatelli, caditoie su mensoloni, leggibili fino agli anni ’80. Vi era un locale ricavato al piano terra, probabilmente in comunicazione con i magazzini del sale ma non è possibile fare ulteriori analisi per via del materiale di crollo.

Dalle testimonianze raccolte da Roberto Caprara, nel 1982 era ancora possibile ammirare ciò che restava del primo piano ovvero le pareti vista mare e costa-est. Su quest’ultima si trovava uno stipo e si leggevano le tracce di un’apertura e di una probabile scala al terrazzo in spessore di muro. Entrambi i locali della torre erano voltati a botte. In linea massima, alla base la torre doveva misurare 10 metri per 10 circa, mentre in altezza si doveva sviluppare per circa 12 metri.

Oggi della struttura rimangono due importanti frammenti verticali.

Dal sito del FAI.

Dove si trova: https://goo.gl/maps/wrYA6uYBY5uWWPGr6

Bibliografia:

Caprara, A., Crescenzi, C., & Altri (1982). Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto. Firenze-Taranto: Edizioni il David.

Faglia, V. & Bruno, F. (1978). Censimento delle Torri Costiere nella Provincia di Terra d’Otranto. Roma: Istituto Italiano dei Castelli.

Punta Prosciutto.com (2020). Salina dei Monaci. Sito Web.

Torre Roca Vecchia

Nel Comune di Melendugno, nell’omonima località, si erge Torre Roca Vecchia a pochi metri dal mare e a un’altitudine di 6 metri. Il rudere è stato recuperato.

Foto di Alfonso Zuccalà.

Torre Roca Vecchia si erge su un piccolo isolotto, nei pressi di Roca, rinomata località per gli importanti scavi archeologici e per la presenza della famosa Grotta della Poesia, meta turistica soprattutto d’estate. Immersa nella bellezza di questo tratto di costa caratterizzato da un mare cristallino, la torre comunicava a sud con Torre dell’Orso e a nord con Torre San Foca, entrambe molto simili per caratteristiche. In passato era conosciuta anche come “Torre di Maradico”, termine corrispondente alla dizione dialettale di “malarico”, che sta ad indicare la natura umida e paludosa della zona circostante. 

La Storia

Si racconta che nel XIV secolo, il conte Gualtiero di Brienne decise di edificare in questo luogo una cittadella fortificata, attratto della sua posizione strategica, e la chiamò Roche, da cui Roca. Gli abitanti di Roca (Vecchia) dopo l’assedio di Otranto del 1480, fuggirono da questo luogo e fondarono il piccolo villaggio di Roca Nuova. Numerose abitazioni furono abbandonate alla ricerca di rifugi più sicuri anche nell’entroterra. Quando la torre fu edificata nel 1568, la città medievale era già da tempo abbandonata e in rovina.

Fu costruita dal maestro Giovanni Tommaso Garrapa al quale fu ordinato che i lavori terminassero entro sei mesi a partire dal 15 aprile 1568 e che si attenesse, come da prassi, al progetto del Regio ingegnere Giovanni Tommaso Scala. Di fatto, la costruzione della torre dopo varie vicende fu ultimata solo molto tempo dopo dal fratello, Giovanni Angelo e fu saldata dalla Regia Corte il 2 giugno 1583. Nel 1576 Antonio Tamiano, procuratore dell’Università di Roca, la munì di un moschetto da una libbra, ricevuto dal sindaco di Lecce.

Nel 1639, il torriero Agostino Lopes a causa dell’età avanzata, rinunciò alla sua carica in favore di Carlo Viglialovos figlio di Giovanni, un milite del Castello di Lecce: “Lo spagnolo Agostino Lopes, caporale della torre di Roca vecchia, non potendo più attendere al servizio della torre, per la sua età di circa 80 anni, il 1° maggio 1639 rinuncia alla sua carica in favore di Carlo Viglialovos, figlio del fu Giovanni già milite del R. Castello di Lecce. Carlo è abile al servizio, essendo stato per molti mesi istruito da Agostino.” (Cosi, 1989).

La torre è indicata in tutta la cartografia antica a partire dal XVI secolo, inizialmente coi nomi di “Torre di punta Rocca Vecchia” o “Torre de Voga” ed è presente negli Elenchi del Vicerè del 1569. Essa rimase attiva per circa due secoli. All’inizio del XIX secolo fu censita in cattivo stato e nel 1842 risultava abbandonata perché diroccata. Il rudere è stato recentemente oggetto di importanti interventi di consolidamento.

Da Fotografando Lecce e il Salento, Facebook

La Struttura

Torre Roca Vecchia è un bellissimo esempio di torre tipica del Regno nonostante il suo stato attuale di rudere. Molto simile per caratteristiche alle vicine Torre dell’Orso e Torre San Foca anche dal punto di vista dei materiali adottati, la sua struttura troncopiramidale a pianta quadrata, ospita al piano terra una grande cisterna un tempo utilizzata per la raccolta dell’acqua. Il primo piano è costituito dal vano abitabile e vi era anche un camino. L’ingresso era raggiungibile con scale a pioli mobili.

Sono crollati, del piano agibile lato monte nord, parte del tetto e due pareti adiacenti. Rimangono tuttora tracce del coronamento di caditoie a filo dei paramenti e una finestra originale. In lato mare, sono distinguibili i barbacani in controscarpa. Il materiale calcareo che la costituisce è pesantemente deteriorato ma il recente intervento di restauro ha fortunatamente messo in sicurezza la struttura.

Luca Candito.
Piero Maraca.

Dove si trova: https://goo.gl/maps/FkuU4QPqVdvwe5Fw7

Bibliografia:

Cosi, G. (1989). Torri Marittime di Terra d’Otranto. Galatina: Congedo Editore.

De Salve, C. (2016). Torri Costiere. La Difesa delle Coste del Salento al Tempo di Carlo V. Galatina: Editrice Salentina.

Ferrara, C. (2009). Le Torri Costiere della Penisola Salentina. Sentinelle di Pietra a Difesa del Territorio. Castiglione: Progeca Edizioni.

Visit Melendugno (2020). Area archeologica di Roca Vecchia. Link: https://www.visitmelendugno.com/dettaglio/punti-interesse/storia-e-cultura/area-archeologica-di-roca-vecchia/

Wikipedia (2020). Roca Vecchia. Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Roca_Vecchia

Torre dell’Orso

Nel Comune di Melendugno, nell’omonima località, si erge Torre dell’Orso a circa 20 metri dal mare e a un’altitudine di 16 metri. Il rudere è stato recuperato ed è in attesa di ulteriore restauro.

Dal sito Villaggi Hotel Puglia.

Torre dell’Orso fu edificata a picco sul mare, su di un alto sperone roccioso che poi si arresta bruscamente per lasciare posto alla meravigliosa baia sabbiosa che caratterizza l’omonima località balneare. In un luogo difficilmente controllabile da altre posizioni, la torre comunicava visivamente a sud con Torre Sant’Andrea, oggi scomparsa, e a nord con la gemella Torre Roca Vecchia. Al di sotto della torre, nella tenera pietra del costone roccioso, si aprono diverse cavità, che costituiscono un sito rupestre frequentato fin dall’antichità.

Non vi sono certezze riguardo l’origine del nome. Esistono però diverse ipotesi: forse Orso sarebbe da ricondurre a Urso, cognome del probabile proprietario dell’agro nell’antichità. Stando ad un’altra interpretazione, avendo le torri costiere nomi di santi, il suo nome doveva essere Torre di Sant’Orsola, da cui Torre dell’Orso. Altra ipotesi del toponimo è data dal fatto che sotto la torre vi sia una roccia che rappresenta il profilo di un orso. Guardando la spiaggia, con la torre alla propria sinistra, si nota una formazione rocciosa raffigurante il profilo di un orso. L’erosione ha, nel corso dei decenni, modificato tale sembianza ma è tuttora visibile.

La Storia

Nella cartografia antica la torre è indicata a partire dal XVI secolo, inizialmente come “Torre del Porto dell’Orso”, successivamente come “Torre dell’Urso”, poi “Torre del Capo Dorso”, infine “Torre dell’Orso”. Risultava esistente negli Elenchi del Viceré del 1569.

La costruzione fu affidata al maestro leccese Giovanni Tommaso Garrapa. A testimonianza di questo vi è un documento del 27 settembre 1567, in cui si registra che egli ricevette cento ducati per la costruzione della torre. L’opera subì un brusco arresto a causa della sua improvvisa morte. I lavori furono portati a termine successivamente da Angelo Garrapa, fratello di Tommaso. Esiste un documento che dimostra come il povero Angelo stesse ancora cercando di riscuotere il saldo dei lavori conclusi il 12 dicembre 1580. Egli riuscì a recuperare dalla Regia Camera il credito solo nel 1583. Il procuratore dell’Universitas di Borgagne, Bartolomeo Petruzzo, ricevette il compito di armare la torre. Risultava abbandonata nel XIX Secolo perché in cattive condizioni. 

Nell’ottobre 2020, la Regione Puglia riconobbe un contributo per la manutenzione straordinaria, il restauro e la messa in sicurezza della torre e anche il sindaco annunciò che il comune avrebbe contribuito. 

Fotografie tratte dalla pagina Facebook, Fotografando Lecce e il Salento.

La Struttura

Torre dell’Orso rientra nella categoria di torri tipiche del Regno. L’importante rudere della torre, danneggiato dall’erosione degli agenti atmosferici, ha subito un vistoso crollo in spigolo monte-sud che ci permette di osservare la volta interna del piano agibile. Esistono ancora tracce delle caditoie, queste erano originariamente tre per ogni lato, ricavate in spessore di muro e si distinguevano bene nel corpo quadrangolare scarpato della torre. Fu costruita in conci regolari di tufo tenero. Su un lato della muratura si nota ancora una feritoia. Foto d’epoca ci dimostrano come alcuni vistosi crolli siano avvenuti nel corso del Novecento.

Foto di Luca Candito (2018)
Dal sito Agriturismo Antares.

Dove si trova: https://goo.gl/maps/bMciVnbbvgZwSJrDA

Bibliografia:

Corriere Salentino (2020). Trovate le risorse per il restauro della Torre costiera di Torre dell’Orso. Link: https://www.corrieresalentino.it/2020/10/trovate-le-risorse-per-il-restauro-della-torre-costiera-di-torre-dellorso/

De Salve, C. (2016). Torri Costiere. La Difesa delle Coste del Salento al Tempo di Carlo V. Galatina: Editrice Salentina.

Ferrara, C. (2009). Le Torri Costiere della Penisola Salentina. Sentinelle di Pietra a Difesa del Territorio. Castiglione: Progeca Edizioni.

Visit Melendugno (2020). La torre di Torre Dell’Orso. Link: https://www.visitmelendugno.com/dettaglio/punti-interesse/storia-e-cultura/la-torre-di-torre-dellorso/

Wikipedia (2020). Torre dell’Orso. Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_dell%27Orso

Torre Suda

Nel Comune di Racale, nell’omonima località, si erge Torre Suda a 150 metri dal mare e a un’altitudine di 3 metri. Oggi essa è proprietà del comune, e viene utilizzata per mostre ed eventi.

Foto dal sito del Comune di Racale.

Torre Suda comunicava visivamente a nord con Torre del Pizzo e a sud con Torre Sinfonò.

La Storia

Torre Suda, che ha dato il nome alla località cresciuta a ridosso e la caratterizza con la superba presenza, sorge sul litorale roccioso. Risale al XVI secolo, sebbene il periodo di edificazione della torre risulti incerto, essa figura nell’elenco ufficiale del Regno di Napoli datato 1613. Nella cartografia antica e in altri documenti è menzionata a partire dal XVII secolo, sempre col nome di “Torre Suda”. Dismessa dalle funzioni militari, venne sigillata e utilizzata come cisterna, l’umidità filtrata dal materiale calcareo, permeabile, con cui era realizzata, diffuse l’impressione che “sudasse” e il nome, secondo la tradizione popolare, fu suggerito da questa circostanza. L’indicazione con lo stesso nome nella cartografia dei secoli precedenti, però, sembra smentire questa congettura. Nel 1825 venne censita in buono stato (Primaldo Coco) e nel 1842 era ancora in uso dalla guardia doganale.

Oggi la destinazione d’uso della torre è fortunatamente cambiato. Nel modesto locale del piano superiore, infatti, attualmente, si ospitano mostre ed eventi di ogni genere che richiamano l’attenzione di numerosi visitatori.

La Struttura

Torre tra le più rappresentative a base circolare. Il corpo di fabbrica risulta composto da diversi elementi architettonici funzionali a contrastare il deleterio impatto delle più evolute armi da fuoco. Il basamento di forma troncoconica, con diametro di 11 m, ospita una cisterna per l’approvvigionamento dell’acqua piovana che garantiva, in caso di assedio, la necessaria autonomia agli uomini asserragliati al suo interno. Il secondo ordine a forma cilindrica è stato corredato di elementi strutturali tipici dell’architettura militare. Si tratta di tre feritoie disposte secondo un orientamento strategico dalle quali si poteva rispondere in sicurezza alle varie aggressioni. La divisione dei due moduli, poi, viene sottolineata dal toro marcapiano. Il coronamento è caratterizzato dalla presenza di vari elementi: una caditoia, che oggi per i vari rimaneggiamenti subiti nel corso dei secoli, non sembra difendere nessun accesso alla Torre, da beccatelli, usati per sostenere parti sporgenti di un edificio e da un pettorale, un muretto che corre sulla sommità della torre. La scala esterna costituita da 29 scalini è agganciata al corpo mediano dal quale, attraverso l’unico ingresso più volte rimaneggiato, si accede al suo interno: un vano ottagonale che presenta delle nicchie ricavate nello spessa muraglia. Un angusto ambiente, poi, ospita la scaletta che conduce in cima alla costruzione.

Dalla pagina Facebook: Fotografando Lecce e il Salento
Dal sito internet del Comune di Racale

Da notare come oggi, la torre sia stata spogliata da quei corpi estranei aggiunti nel corso dei secoli.

Dalla Pagina Facebook: Fotografando Lecce e il Salento

Dove si trova: https://goo.gl/maps/GbW69geePAPT243u7

Bibliografia:

Comune di Racale (2020). La Torre di Torre Suda. Link: https://www.comune.racale.gov.it/vivere-il-comune/territorio/da-visitare/item/la-torre-di-torre-suda

De Salve, C. (2016). Torri Costiere. La Difesa delle Coste del Salento al Tempo di Carlo V. Galatina: Editrice Salentina.