Tag: torri costiere manduria

Torre Borraco

Nel Comune di Manduria, nella località di San Pietro in Bevagna, si erge Torre Borraco a circa 200 metri dal mare e a un’altitudine di 14 metri. La torre è stata restaurata.

Da Wikipedia.

Torre Borraco sorge in contrada Bocca di Borraco e prende il nome dall’omonimo ruscello che scorre a circa 240 metri di distanza. La torre, un esempio classico di tipica del Regno, comunicava visivamente a est con Torre San Pietro in Bevagna e a ovest con Torre Moline. Il suo nome subisce variazioni in base alle fonti consultate: Barraco, Burraco o Boraco sono solo alcune di esse.

La Storia

Torre Borraco appartiene a quella serie di torri che furono erette in seguito all’ordinanza del 1563 del vicerè don Perafan De Ribera che, proprio in quel periodo, incrementò di gran lunga il numero di torri costiere sul territorio. La torre fu iniziata dal maestro Virgilio Pugliese e completata da Leonardo Spalletta. Riguardo la sua costruzione, Giovanni Cosi (1989) riporta i seguenti documenti dall’Archivio di Stato di Napoli:

“Il maestro Virgilio Pugliese si è aggiudicato, oltre a quello delle torri di Porto Cesareo e di Ponte di Castiglione, anche l’appalto della torre di Borraco, con l’offerta di 7 carlini la canna della fabbrica. Nel rilasciare al Percettore una «plegeria» di 300 ducati, il 28 aprile 1568 accetta anche le condizioni dell’appalto, nelle quali viene stabilito, tra l’altro, che la torre dovrà essere costruita secondo il disegno dell’ingegnere Giovanni Tommaso Scala e dovrà essere completata entro 9 mesi dal primo maggio prossimo.”

Alla morte di Virgilio Pugliese subentrò il maestro Spalletta, il Cosi (1989) riporta infatti che: “Leonardo Spalletta che, come è già stato detto, è subentrato al defunto Virgilio Pugliese, il 1° luglio 1569 riceve dal Percettore 40 ducati in acconto”. E infine: “Leonardo Spalletta, il 28 aprile 1583 rilascia procura al figlio per riscuotere dalla Tesoreria generale il saldo anche di questa torre.”

Torre Borraco compare in tutta la cartografia antica a partire dal XVII Secolo con i nomi: Buracco, Beraco, de Sorano, Borago, Borajo, Boraggo, Boraco e anche Boraca. Non è presente nell’elenco del vicerè del 1569.

La torre, oltre a comunicare con le vicine Torre San Pietro in Bevagna, con Torre Moline e con le masserie dell’entroterra, presidiava il vicino fiumicello in quanto era molto appetibile per il rifornimento di saraceni e pirati di ogni tipo.

La torre, scampata la minaccia dal mare fu utilizzata fino all’800 dalle Guardie Doganali. Una volta abbandonata, per via degli agenti atmosferici, si stava sgretolando. Era crollato il tetto e all’interno della struttura cresceva spontaneo un albero di fico. Nel 2011 e per i due anni successivi la torre è stata sottoposta a un restauro completo che l’ha riportata al suo antico splendore e alla costruzione ex novo di una scala. Per maggiori informazioni più dettagliate sul restauro: http://www.architetturadipietra.it/wp/?p=5924

Cronologia

1583: torriero Caporale Garzia Francesco.
1695: torriero Caporale di Lauro Vito Antonio.
1777: custodita dagli Invalidi (associazione).
1825: torre in buono stato (Primaldo Coco).
1842: utilizzata dalle Guardie Doganali.
1978: ruderi (ricognizione Vittorio Faglia).
2011: definitivo restauro.
In parte, Vittorio Faglia (1978)

Torre Borraco prima e dopo il restauro a confronto.

Foto di Lorenzo Netti.
Fabio Protopapa (2014).

Torre Borraco negli anni ’70 e ’80.

La prima foto è di Giovanni Cosi (1989), le successive di Marcello Scalzi (1982), l’ultima è tratta dall’opera di Vittorio Faglia (1978).

La Struttura

Torre Borraco è classificabile nella tipologia di tipica del Regno, tronco piramidale a base quadrata (10,30 x 10,20) a tre caditoie per lato con la caratteristica particolare di due feritoie basse su ogni lato e al centro dei barbacani centrali. E’ caratterizzata da spigoli e caditoie in pietre squadrate, mentre le pareti sono costituite da pietre irregolari disposte in corsi.

Contrariamente alle altre torri, a cui si accedeva tramite una scala esterna, a Torre Borraco si arriva al vano interno mediante una serie di aperture posticce aperte in breccia sulla facciata a monte e nella cisterna. L’ingresso originale è a circa 5 metri da terra. Entrando a destra si trovava l’apertura del pozzo, inoltre, ricavati nella parete, i fori a sezione quadrata che convogliavano le acque raccolte dal terrazzo nella cisterna e a sinistra si trovava il camino. La volta che ricopriva il tutto era a botte.

Foto di Gloria Valente.

Dove si trova: https://goo.gl/maps/6X2k9YCfHHeHDAUW6

Bibliografia:

Budano, G. (2018). Regine del Mare: Censimento delle Torri Costiere di Terra d’Otranto.

Caprara, A., Crescenzi, C., & Altri (1982). Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto. Firenze-Taranto: Edizioni il David.

Cosi, G. (1989). Torri Marittime di Terra d’Otranto. Galatina: Congedo Editore.

Faglia, V. & Bruno, F. (1978). Censimento delle Torri Costiere nella Provincia di Terra d’Otranto. Roma: Istituto Italiano dei Castelli.

VisitManduria (2020). Torre Borraco. Sito Web.

Torre San Pietro in Bevagna

Nel Comune di Manduria, nell’omonima località, si erge Torre San Pietro in Bevagna a circa 190 metri dal mare e a un’altitudine di 4 metri. Annessa alla torre vi è la chiesa di San Pietro.

Dal sito Jamaluca.

Torre San Pietro in Bevagna comunicava visivamente a sud con Torre Colimena e Torre delle Saline e a nord con Torre Borraco. La torre, di struttura atipica, ha la peculiare caratteristica di avere una chiesa “incastonata” ad essa. Il nome della località deriva dal fatto che San Pietro, al suo approdo in Italia, sia passato proprio da qui.

La Storia

La torre costiera di San Pietro in Bevagna fu eretta con un duplice scopo: quello di proteggere la cappella e il sacello sottostanti e quello di avvistare i navigli corsari, che, soprattutto nel XVI Secolo, insidiavano le popolazioni salentine.

Per quanto riguarda la costruzione della torre, le fonti sono confuse. Sia la torre che la chiesa hanno subito nel tempo diversi rifacimenti. Le prime notizie circa la costruzione della torre di San Pietro in Bevagna risalgono alla fine del XV Secolo, quando i monaci del Monastero di S. Lorenzo di Aversa la innalzarono per utilizzarla come deposito di biade e come residenza del direttore della Grancia, secondo quanto riportato da Primaldo Coco (1930). Lo studioso Vittorio Faglia (1978) fissa però la sua costruzione al 1575.

Bisogna tener presente che nel 1578 la torre fu stimata dall’ingegnere Paduano Schiero 1500 ducati e fu acquistata dalla Regia corte per 807 ducati. Questo significa che la torre nel 1578 era già esistente e lo stato stava provvedendo al suo acquisto perché ritenuta di pubblica utilità (secondo le volontà del vicerè don Perafan de Ribera). Nel 1656, Gerolamo Marciano descrive il sito dicendo che vi era un antico tempio dedicato a San Pietro al di sotto di una torre costruita per volontà di Filippo II re di Spagna. Questa notizia troverebbe riscontro nella datazione data dal Faglia. Anche il fatto che la torre non risulti nell’elenco del viceré del 1569 potrebbe dimostrare che sia una costruzione successiva a questa data. Un’altra fonte però(Castelli 1974), data la torre, senza una giustificazione, al 1348. Dov’è dunque la verità?

Roberto Caprara in un’importante pubblicazione del 1982 giunge a questa conclusione alquanto verosimile: nel XIV Secolo viene fortificato, presumibilmente con una torre, il sito dove sorge una cappella campestre di nome “S. Petro” come venne indicata in alcune carte del ‘500.

Tra la fine del XV Secolo e gli inizi del XVI, viene riedificata la torre secondo i modelli che si stavano diffondendo nelle fortificazioni più recenti che tengono conto dei progressi dell’artiglieria. Se si considerano i puntoni angolari della torre, essi sono molto simili a quelli del Castello di Bari e di Barletta anch’essi risalenti ad inizio ‘500.

Non si esclude che alcuni rimaneggiamenti potessero essere in corso nel 1575, forse anche in vista dell’acquisto da parte dello stato che in questo periodo, in seguito alle volontà del viceré, stava acquistando tutte le torri preesistenti sul territorio ritenute di pubblica utilità, oltre a costruirne delle nuove.

Nel 1845, con un decreto, Francesco II di Borbone Re di Napoli cedette la torre al Vescovo di Oria, per dimora del Rettore del Santuario o del custode. Nel 1860, con l’incameramento dei beni di proprietà ecclesiastica da parte del Regno d’Italia, la torre divenne di proprietà demaniale. Nel 1900, con atto di compravendita, il Demanio statale cedette la torre al Comune di Manduria.

La chiesa adiacente, come la vediamo oggi, è una costruzione del 1902 ed è stata edificata sulla cappella più antica.

Dal sito SostalaSpecchia.

La Struttura

La torre di San Pietro in Bevagna, diversamente dalla maggior parte delle coeve, presenta un’architettura del tutto particolare. Anziché riproporre la consueta planimetria circolare o quadrangolare, essa ha pianta ottagonale, meglio definita come di “stella a quattro punte” o a “cappello di prete”. Questo tipo di sviluppo, in pianta e in alzato, che la torre di San Pietro in Bevagna condivide con pochissime altre torri costiere e con una ristretta serie di edifici fortificati del sud Italia, deriva dall’applicazione dei nuovi precetti dell’architettura e dell’ingegneria militare, teorizzati per primo dallo spagnolo Pedro Luis Escrivà (1482 ca-1568 ca).

La base, che occupa un’area di circa 14×18 metri, ha una scarpa che si estende fino al toro marcapiano da cui parte il primo piano verticale, coronato anch’esso da un ulteriore toro su cui appoggiano le caditoie. Alcune di esse sono collocate in corrispondenza delle aperture. Sul lato mare è visibile una porta ricavata in tempi più recenti. Sul lato nord sono ben visibili due feritoie. Sempre sul lato nord vi è una porticina a cui si accede con una scala addossata alla torre, anch’essa di costruzione più recente.

Di seguito, alcune sezioni e palnimetrie tratte da Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto (1982).

Dove si trova: https://goo.gl/maps/rDmRCXYTg6AZmZpb7

Bibliografia:

Budano, G. (2018). Regine del Mare: Censimento delle Torri Costiere di Terra d’Otranto.

Caprara, A., Crescenzi, C., & Altri (1982). Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto. Firenze-Taranto: Edizioni il David.

Faglia, V. & Bruno, F. (1978). Censimento delle Torri Costiere nella Provincia di Terra d’Otranto. Roma: Istituto Italiano dei Castelli.

Fondazione Terra d’Otranto (2015). Una fortificazione moderna la torre di San Pietro in Bevagna. Sito Web.

Torre delle Saline

Nel Comune di Manduria, nella Riserva naturale Salina dei Monaci, si ergeva Torre delle Saline a 350 metri dal mare e a 5 metri d’altitudine. Oggi restano solo dei modesti ruderi.

Il rudere della torre alle spalle della salina. Dal sito Visit Manduria.

Torre delle Saline differisce nella sua funzione dalle altre torri costiere sul litorale salentino perché non faceva parte del sistema unitario ideato dagli aragonesi nel XVI Secolo. La torre era adibita alla protezione delle strutture adiacenti dove avveniva la lavorazione e il deposito del sale. Nelle vicinanze vi è anche una piccola cappella, anch’essa in stato di abbandono.

La Storia

Il nome Salina dei Monaci deriva dal fatto che questa fabbrica del sale fu gestita dai monaci benedettini a partire dal XVIII Secolo. Torre delle Saline fu citata per la prima volta nella cartografia antica nell’ultimo decennio del XVI Secolo da Mario Cartaro. Comparirà anche in tutta la successiva cartografia del XVII e XVIII Secolo. Fu indicata nel 1874 e 1947 come Casa della Salina.

Lo studioso Vittorio Faglia (1978) la ritiene più antica di tutte le altre torri ma, non viene data una giustificazione e questa notizia non può essere confermata in quanto l’autore sembra confondere queste saline con quelle di Castellaneta.

Con la fine di questa breve storia, ne inizia una nuova a seguito della bonifica antimalarica negli anni del 1940, che portò a realizzare questo favoloso ambiente naturale ideale per la nidificazione di numerosi uccelli acquatici e migratori. Con una superficie di circa 2,7 Km la Salina dei Monaci e le dune di Campomarino fanno parte della Riserva Naturale Regionale Orientata del Litorale Tarantino a partire dagli anni 2000.

Di seguito, alcune immagini tratte da Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto (1982).

La Struttura

Della torre oggi rimangono pochi ruderi e sembra purtroppo destinato a sparire presto. La costruzione era in conci di tufo regolarmente squadrati, su due piani distinti da un toro marcapiano. Sono caratteristiche collegabili alle torri della Serie di Nardò. Come quelle, la torre presentava base quadrata troncopiramidale, corpo parallelepipedo sul toro, coronamento in lieve sbalzo su beccatelli, caditoie su mensoloni, leggibili fino agli anni ’80. Vi era un locale ricavato al piano terra, probabilmente in comunicazione con i magazzini del sale ma non è possibile fare ulteriori analisi per via del materiale di crollo.

Dalle testimonianze raccolte da Roberto Caprara, nel 1982 era ancora possibile ammirare ciò che restava del primo piano ovvero le pareti vista mare e costa-est. Su quest’ultima si trovava uno stipo e si leggevano le tracce di un’apertura e di una probabile scala al terrazzo in spessore di muro. Entrambi i locali della torre erano voltati a botte. In linea massima, alla base la torre doveva misurare 10 metri per 10 circa, mentre in altezza si doveva sviluppare per circa 12 metri.

Oggi della struttura rimangono due importanti frammenti verticali.

Dal sito del FAI.

Dove si trova: https://goo.gl/maps/wrYA6uYBY5uWWPGr6

Bibliografia:

Caprara, A., Crescenzi, C., & Altri (1982). Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto. Firenze-Taranto: Edizioni il David.

Faglia, V. & Bruno, F. (1978). Censimento delle Torri Costiere nella Provincia di Terra d’Otranto. Roma: Istituto Italiano dei Castelli.

Punta Prosciutto.com (2020). Salina dei Monaci. Sito Web.

Torre Colimena

Nel Comune di Manduria, nell’omonima località, si erge Torre Colimena, a 30 metri dal mare e a un’altitudine di 4 metri. La torre è in ottimo stato di conservazione.

Dal sito Visit Manduria.

Torre Colimena (Columèna in dialetto manduriano oppure Culimèna/Culumèna in dialetto avetranese) comunicava visivamente a sud con Torre Castiglione e a nord con Torre delle Saline. Muovendosi lungo la costa da sud verso nord, essa è la prima delle torri costiere della Provincia di Taranto e l’ultima classificabile come torre della serie di Nardò a base quadrata. La torre ha dato il nome all’omonima località balneare che si è sviluppata principalmente nello scorso secolo quasi a ridosso della torre stessa. La zona è rinomata anche per via della Riserva naturale regionale orientata del Litorale Tarantino Orientale. Il termine Colimena è di dubbia origine e con molta probabilità, deriva dal greco.

La Storia

Nel 1855, Girolamo Marciano racconta un’evento accaduto presso quello che descrive come il “porticello detto della Calimera” in riferimento ad un porticciolo nella stessa zona dove oggi sorge la torre. I fatti risalgono al 1547 quando ancora Torre Colimena non esisteva. Furono innumerevoli gli episodi di questo tipo ed interessarono l’intero territorio, tanto da spingere le autorità aragonesi a prendere dei provvedimenti costruendo il sistema difensivo che possiamo ammirare tuttora.

Esattamente il 1° gennaio 1547 circa cento corsari Turchi sbarcarono da cinque galeotte dopo essere approdati nel porticciolo di Colimena e si spinsero in un’incursione nell’entroterra, depredando i raccolti delle masserie attorno a San Pancrazio e assalendo il castello di Avetrana guidati da Chria, “un certo rinnegato del detto castello”, o meglio, un uomo locale convertito all’Ilsam.

Torre Colimena fu costruita dal maestro leccese Camillo Chiarello, nella seconda metà del XVI Secolo, secondo il progetto del Regio ingegnere Giovanni Tommaso Scala, come evidenziato dai documenti reperiti dallo studioso Giovanni Cosi (1989) dall’Archivio di Stato di Napoli:

“L’appalto dei lavori per la costruzione della torre della Colimena viene assegnato al maestro leccese Camillo Chiarello per aver questi offerto, all’asta fatta bandire a Taranto nel marzo 1568 da Alonso de Salazar, 7 carlini e 8 grana la canna della fabbrica. Il partitario, il 13 aprile 1568, rilascia al Percettore una plegeria di 300 ducati e accetta il capitolato d’appalto in cui, tra l’altro, è detto che la torre dovrà essere costruita in base al disegno dell’ingegnere Giovanni Tommaso Scala e dovrà essere completata entro otto mesi dal prossimo maggio.”

“Il Chiarello, per la riscossione degli acconti a lui dovuti dalla R. Corte per la costruzione della Torre, il 27 luglio 1568 rilascia procura al maestro Gabriele Meschinello.” Successivamente, “un acconto di 56 ducati viene dato il 1° luglio 1569 dal Percettore al Chiarello per i lavori finora eseguiti.”

Nel settembre 1570, il maestro Camillo Chiarello morì e i lavori di costruzione di Torre Colimena (nonché quelli di Torre Inserraglio) furono momentaneamente sospesi, per poi essere ripresi dal fratello, il maestro Donato Chiarello coadiuvato dai maestri Ortensio e Gabriele (detto Beli) Mischinello.

Torre Colimena non appare nell’elenco del Vicerè del 1569 e nemmeno in quello di Henrico Bacco Alemanno del 1611. Compare però nella Descrizione del Regno di Napoli di Scipione Mazzella del 1601 come Torre Columena e nella successiva cartografia del XVII e XVIII Secolo.

Si è a conoscenza di alcuni nomi di coloro che vivevano la torre. Nel 1583 è torriero il Caporale Pietro Grano coadiuvato da Orazio Monaco. Nel 1730 è torriero il Caporale Giulio Brigante.

Nel XIX Secolo le torri persero la loro funzione originaria e molte furono abbandonate. Torre Colimena però, ancora in buone condizioni, fu utilizzata anche come residenza estiva. Infatti, la maestosa scalinata e anche il complesso di costruzioni aggiuntive sul terrazzo, furono aggiunte in tempi in cui era svanita la minaccia dal mare.

Nel XX Secolo, la località, considerata in passato un ricovero per soli pescatori, già a partire dagli anni ’60 ha avuto uno sviluppo urbanistico importante, divenendo sede di case di vacanza in particolare per gli abitanti dei paesi circostanti, attratti dalle bellezze naturali e dalla tranquillità del luogo. La torre per lungo tempo è stata in concessione a privati, oggi è custodita da un guardiano.

Dal sito del FAI.
Torre Colimena nel 1982, fonte in bibliografia.

La Struttura

Torre Colimena è classificabile come torre della serie di Nardò dunque molto simile alle vicine Torre Lapillo, Torre Chianca, Torre Squillace, ecc. E’ una torre a base quadrata troncopiramidale fino all’altezza del toro marcapiano, a 6 metri circa da terra, da qui si erge come un parallelepipedo, alto altri 8 metri. In cima vi è un coronamento particolarmente curato, a quota 14 metri circa, caratterizzato da beccatelli e caditoie pensili. La torre fu costruita in conci di tufo regolari. Sulla facciata si aprono due finestre, la prima illumina il vano scala, la seconda illumina il vano principale. All’interno, sulla parete a destra dell’entrata si trova l’imboccatura del pozzo; sulla sinistra il grande camino nel tempo modificato, illuminato da una finestra, ingloba il forno e uno stipo, entrambi ricavati nel muro perimetrale della torre. Due finestre si affacciano sui lati minori ad est e ad ovest. La stanza è voltata a botte.

La scala monumentale di accesso, a tre arcate, costruita in un periodo successivo, è larga 1,75 metri ed è provvista di un parapetto alto circa 90 cm. Si ipotizza che l’accesso in origine avvenisse tramite un ponte levatoio, come confermerebbe il riquadro intorno alla porta per l’incastro di una ribalta. In cima alla torre vi sono delle costruzioni aggiunte in epoche successive. Con esse la torre raggiunge i 21 metri di altezza circa.

Nelle seguenti planimetrie realizzate da Carmela Crescenzi e Marcello Scalzo, tratte dal libro “Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto“, si nota a sinistra la cisterna al piano terra; a destra invece, il piano agibile con i suoi tre grandi spazi principali.

Foto di Francesco Loliva.
Dal sito ItalianWays.com

Torre Colimena vista dall’alto

Dove si trova: https://goo.gl/maps/S6bKuRxxYsyXxDxJ7

Bibliografia:

Budano, G. (2018). Regine del Mare: Censimento delle Torri Costiere di Terra d’Otranto.

Cosi, G. (1989). Torri Marittime di Terra d’Otranto. Galatina: Congedo Editore.

ItalianWays.com (2020). Torre Colimena Storia e Mare di Salento. Sito Web.

Marciano, G. (1855). Descrizione, origine e successi della provincia d’Otranto. Napoli.

Caprara, A., Crescenzi, C., & Altri (1982). Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto. Firenze-Taranto: Edizioni il David.