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Torre Moline

Nel Comune di Maruggio, in località Campomarino, si erge Torre Moline a 100 metri dal mare e a 5 metri d’altitudine. La torre è stata restaurata.

Da Wikipedia.

Torre Moline è situata nel pieno centro di Campomarino, la località balneare che le si è sviluppata attorno, in Piazzale Italia. Comunicava un tempo ad ovest con Torre dell’Ovo e a est con Torre Borraco.

La Storia

Torre Moline non appare nell’elenco del Vicerè del 1569. Dai documenti depositati presso l’archivio di Stato di Napoli, nel 1583 è indicato come torriero il caporale Francesco De Carbuines a testimonianza che in questa data la torre fosse già operativa. La torre fu indicata nella cartografia antica con vari nomi, ad esempio “Torre la Molinella”, “Torre delle Molinelle”, “delle Moline”, “de Molino”, “de Molini”. Il suo nome si riconduce al fatto che in questo luogo si tagliavano, dagli scogli del mare, le pietre che poi sarebbero servite per i “molini” ovvero i mulini.

Torre Moline nel giugno 1637, fu protagonista di un grave attacco. Numerosi pirati, giunti a bordo di sette galee, sbarcarono nei pressi della torre ma non si ebbe modo di frenare l’incursione tant’è che essi depredarono il villaggio di Maruggio razziando cose e persone.

Nel 1730, uno degli ultimi torrieri fu il caporale Geremia Cappetelli. Nel 1825, la torre venne censita in cattivo stato e nel 1842, risultava abbandonata.

Negli anni 1969-1970 il Ministero dei Lavori Pubblici, Genio Civile di Taranto, abbatté i nuclei aggiuntivi addossati alla torre che in quell’occasione fu anche restaurata. Per molti anni versò in condizioni di abbandono per poi essere riqualificata, risultando oggi in condizioni accettabili, tanto da essere utilizzata come ufficio di informazioni turistiche.

Nelle seguenti fotografie realizzate da Marina Gargiulo, tratte dal libro “Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto“ si notano le condizioni in cui versava la struttura nel 1982, prima che fosse riqualificata.

La Struttura

Torre Moline si discosta leggermente dalla categoria di torre tipica del Regno (come lo è invece la vicina Torre Borraco) essendo sprovvista di caditoie e beccatelli. Naturalmente, non si può definire per certo se essa sia stata originariamente edificata secondo questo schema o se nei secoli sia stata gradualmente rimaneggiata, magari per problemi di deterioramento del coronamento.

Torre Moline è caratterizzata da pianta quadrangolare (10,75 x 10,60 m. circa), struttura troncopiramidale e vani interni con lato inferiore ai 6 metri. Il materiale usato per la sua costruzione, come in alcune altre torri del litorale tarantino, è il blocco di tufo regolare.

La porta d’ingresso è stata probabilmente aperta in epoca successiva alla costruzione. In passato, si accedeva al vano agibile, ovvero al primo piano, tramite una scala esterna facilmente rimovibile. Si nota infatti un’accesso a quota 6,15 metri che oggi pare una finestra. Il collegamento dal primo piano al piano terra era reso possibile da una scala interna. Il piano terra fungeva nella maggior parte dei casi da cisterna.

Adiacente alla parete costa sud-ovest, fino al 1969 circa, sorgeva un fabbricato ad un piano, in diretta comunicazione con i due vani della torre. Esso fu abbattuto da un frettoloso restauro e le due porte dei due piani che collegavano la torre con la costruzione, furono integralmente murate.

Nelle seguenti planimetrie e sezioni realizzate da Marina Gargiulo, tratte dal libro “Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto“ del 1982. Si nota a sinistra il piano terra; a destra invece, il piano agibile.

Dove si trova: https://goo.gl/maps/psygnTDnXknPybXU7

Bibliografia:

Budano, G. (2018). Regine del Mare: Censimento delle Torri Costiere di Terra d’Otranto.

Caprara, A., Crescenzi, C., & Altri (1982). Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto. Firenze-Taranto: Edizioni il David.

Torre San Pietro in Bevagna

Nel Comune di Manduria, nell’omonima località, si erge Torre San Pietro in Bevagna a circa 190 metri dal mare e a un’altitudine di 4 metri. Annessa alla torre vi è la chiesa di San Pietro.

Dal sito Jamaluca.

Torre San Pietro in Bevagna comunicava visivamente a sud con Torre Colimena e Torre delle Saline e a nord con Torre Borraco. La torre, di struttura atipica, ha la peculiare caratteristica di avere una chiesa “incastonata” ad essa. Il nome della località deriva dal fatto che San Pietro, al suo approdo in Italia, sia passato proprio da qui.

La Storia

La torre costiera di San Pietro in Bevagna fu eretta con un duplice scopo: quello di proteggere la cappella e il sacello sottostanti e quello di avvistare i navigli corsari, che, soprattutto nel XVI Secolo, insidiavano le popolazioni salentine.

Per quanto riguarda la costruzione della torre, le fonti sono confuse. Sia la torre che la chiesa hanno subito nel tempo diversi rifacimenti. Le prime notizie circa la costruzione della torre di San Pietro in Bevagna risalgono alla fine del XV Secolo, quando i monaci del Monastero di S. Lorenzo di Aversa la innalzarono per utilizzarla come deposito di biade e come residenza del direttore della Grancia, secondo quanto riportato da Primaldo Coco (1930). Lo studioso Vittorio Faglia (1978) fissa però la sua costruzione al 1575.

Bisogna tener presente che nel 1578 la torre fu stimata dall’ingegnere Paduano Schiero 1500 ducati e fu acquistata dalla Regia corte per 807 ducati. Questo significa che la torre nel 1578 era già esistente e lo stato stava provvedendo al suo acquisto perché ritenuta di pubblica utilità (secondo le volontà del vicerè don Perafan de Ribera). Nel 1656, Gerolamo Marciano descrive il sito dicendo che vi era un antico tempio dedicato a San Pietro al di sotto di una torre costruita per volontà di Filippo II re di Spagna. Questa notizia troverebbe riscontro nella datazione data dal Faglia. Anche il fatto che la torre non risulti nell’elenco del viceré del 1569 potrebbe dimostrare che sia una costruzione successiva a questa data. Un’altra fonte però(Castelli 1974), data la torre, senza una giustificazione, al 1348. Dov’è dunque la verità?

Roberto Caprara in un’importante pubblicazione del 1982 giunge a questa conclusione alquanto verosimile: nel XIV Secolo viene fortificato, presumibilmente con una torre, il sito dove sorge una cappella campestre di nome “S. Petro” come venne indicata in alcune carte del ‘500.

Tra la fine del XV Secolo e gli inizi del XVI, viene riedificata la torre secondo i modelli che si stavano diffondendo nelle fortificazioni più recenti che tengono conto dei progressi dell’artiglieria. Se si considerano i puntoni angolari della torre, essi sono molto simili a quelli del Castello di Bari e di Barletta anch’essi risalenti ad inizio ‘500.

Non si esclude che alcuni rimaneggiamenti potessero essere in corso nel 1575, forse anche in vista dell’acquisto da parte dello stato che in questo periodo, in seguito alle volontà del viceré, stava acquistando tutte le torri preesistenti sul territorio ritenute di pubblica utilità, oltre a costruirne delle nuove.

Nel 1845, con un decreto, Francesco II di Borbone Re di Napoli cedette la torre al Vescovo di Oria, per dimora del Rettore del Santuario o del custode. Nel 1860, con l’incameramento dei beni di proprietà ecclesiastica da parte del Regno d’Italia, la torre divenne di proprietà demaniale. Nel 1900, con atto di compravendita, il Demanio statale cedette la torre al Comune di Manduria.

La chiesa adiacente, come la vediamo oggi, è una costruzione del 1902 ed è stata edificata sulla cappella più antica.

Dal sito SostalaSpecchia.

La Struttura

La torre di San Pietro in Bevagna, diversamente dalla maggior parte delle coeve, presenta un’architettura del tutto particolare. Anziché riproporre la consueta planimetria circolare o quadrangolare, essa ha pianta ottagonale, meglio definita come di “stella a quattro punte” o a “cappello di prete”. Questo tipo di sviluppo, in pianta e in alzato, che la torre di San Pietro in Bevagna condivide con pochissime altre torri costiere e con una ristretta serie di edifici fortificati del sud Italia, deriva dall’applicazione dei nuovi precetti dell’architettura e dell’ingegneria militare, teorizzati per primo dallo spagnolo Pedro Luis Escrivà (1482 ca-1568 ca).

La base, che occupa un’area di circa 14×18 metri, ha una scarpa che si estende fino al toro marcapiano da cui parte il primo piano verticale, coronato anch’esso da un ulteriore toro su cui appoggiano le caditoie. Alcune di esse sono collocate in corrispondenza delle aperture. Sul lato mare è visibile una porta ricavata in tempi più recenti. Sul lato nord sono ben visibili due feritoie. Sempre sul lato nord vi è una porticina a cui si accede con una scala addossata alla torre, anch’essa di costruzione più recente.

Di seguito, alcune sezioni e palnimetrie tratte da Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto (1982).

Dove si trova: https://goo.gl/maps/rDmRCXYTg6AZmZpb7

Bibliografia:

Budano, G. (2018). Regine del Mare: Censimento delle Torri Costiere di Terra d’Otranto.

Caprara, A., Crescenzi, C., & Altri (1982). Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto. Firenze-Taranto: Edizioni il David.

Faglia, V. & Bruno, F. (1978). Censimento delle Torri Costiere nella Provincia di Terra d’Otranto. Roma: Istituto Italiano dei Castelli.

Fondazione Terra d’Otranto (2015). Una fortificazione moderna la torre di San Pietro in Bevagna. Sito Web.

Torre delle Saline

Nel Comune di Manduria, nella Riserva naturale Salina dei Monaci, si ergeva Torre delle Saline a 350 metri dal mare e a 5 metri d’altitudine. Oggi restano solo dei modesti ruderi.

Il rudere della torre alle spalle della salina. Dal sito Visit Manduria.

Torre delle Saline differisce nella sua funzione dalle altre torri costiere sul litorale salentino perché non faceva parte del sistema unitario ideato dagli aragonesi nel XVI Secolo. La torre era adibita alla protezione delle strutture adiacenti dove avveniva la lavorazione e il deposito del sale. Nelle vicinanze vi è anche una piccola cappella, anch’essa in stato di abbandono.

La Storia

Il nome Salina dei Monaci deriva dal fatto che questa fabbrica del sale fu gestita dai monaci benedettini a partire dal XVIII Secolo. Torre delle Saline fu citata per la prima volta nella cartografia antica nell’ultimo decennio del XVI Secolo da Mario Cartaro. Comparirà anche in tutta la successiva cartografia del XVII e XVIII Secolo. Fu indicata nel 1874 e 1947 come Casa della Salina.

Lo studioso Vittorio Faglia (1978) la ritiene più antica di tutte le altre torri ma, non viene data una giustificazione e questa notizia non può essere confermata in quanto l’autore sembra confondere queste saline con quelle di Castellaneta.

Con la fine di questa breve storia, ne inizia una nuova a seguito della bonifica antimalarica negli anni del 1940, che portò a realizzare questo favoloso ambiente naturale ideale per la nidificazione di numerosi uccelli acquatici e migratori. Con una superficie di circa 2,7 Km la Salina dei Monaci e le dune di Campomarino fanno parte della Riserva Naturale Regionale Orientata del Litorale Tarantino a partire dagli anni 2000.

Di seguito, alcune immagini tratte da Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto (1982).

La Struttura

Della torre oggi rimangono pochi ruderi e sembra purtroppo destinato a sparire presto. La costruzione era in conci di tufo regolarmente squadrati, su due piani distinti da un toro marcapiano. Sono caratteristiche collegabili alle torri della Serie di Nardò. Come quelle, la torre presentava base quadrata troncopiramidale, corpo parallelepipedo sul toro, coronamento in lieve sbalzo su beccatelli, caditoie su mensoloni, leggibili fino agli anni ’80. Vi era un locale ricavato al piano terra, probabilmente in comunicazione con i magazzini del sale ma non è possibile fare ulteriori analisi per via del materiale di crollo.

Dalle testimonianze raccolte da Roberto Caprara, nel 1982 era ancora possibile ammirare ciò che restava del primo piano ovvero le pareti vista mare e costa-est. Su quest’ultima si trovava uno stipo e si leggevano le tracce di un’apertura e di una probabile scala al terrazzo in spessore di muro. Entrambi i locali della torre erano voltati a botte. In linea massima, alla base la torre doveva misurare 10 metri per 10 circa, mentre in altezza si doveva sviluppare per circa 12 metri.

Oggi della struttura rimangono due importanti frammenti verticali.

Dal sito del FAI.

Dove si trova: https://goo.gl/maps/wrYA6uYBY5uWWPGr6

Bibliografia:

Caprara, A., Crescenzi, C., & Altri (1982). Le torri costiere per la difesa anticorsara in Provincia di Taranto. Firenze-Taranto: Edizioni il David.

Faglia, V. & Bruno, F. (1978). Censimento delle Torri Costiere nella Provincia di Terra d’Otranto. Roma: Istituto Italiano dei Castelli.

Punta Prosciutto.com (2020). Salina dei Monaci. Sito Web.