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Torre Santa Caterina

Nel Comune di Nardò, nell’omonima località, si erge Torre Santa Caterina. Essa domina dall’alto il porticciolo, nel mezzo di una pineta, a 200 metri dal mare e a un’altitudine di circa 32 metri. Oggi è proprietà privata.

Giulia Fersini (2021)

Detta anche Scorzone (dialettale di serpente), probabilmente mutuato dalla forma sinuosa della roccia sottostante, ancora oggi noto come Punta dell’Aspide, è la prima torre a sud tra quelle classificate come serie di Nardò a base quadrata. Il posto fu scelto accuratamente in modo che la torre dominasse il porto omonimo e nello stesso tempo facesse da raccordo per tutte le comunicazioni che, provenienti dalla Torre S. Maria dell’Alto, fossero indirizzate alla Torre dell’Alto Lido, e viceversa. Arretrata rispetto alla costa e circondata da alti pini, la torre si trova in un luogo sorprendentemente straniante, a pochi passi dalla vitalità vacanziera della marina, si ha la percezione di un’atmosfera che evoca tempi lontani.

La Storia

Il Governatore della Terra d’Otranto nel 1580 sollecitò presso la Regia Camera di Napoli la costruzione nel Salento di almeno altre sei torri. Per raccogliere i fondi necessari la Corte di Napoli pensò bene di riattivare un’antica tassa di 7 ducati a famiglia fino a tutto il 1582. Grazie ai proventi di tale tassa e certamente per l’intervento massiccio dell’Università e della Curia Vescovile di Nardò, iniziarono i lavori per la costruzione della Torre di Santa Caterina.

L’edificazione fu assegnata definitivamente nel 1582 a Massenzio Gravili di Lecce. Fu nominato sorvegliante dei lavori lo spagnolo Pietro de Tecza, ma il completamento si prolungò oltre le aspettative, nel 1608 (secondo Onofrio Pasanisi) la torre non era ancora ultimata. Nella cartografia antica e in altri documenti è segnalata dal XVII secolo. All’inizio del XVIII secolo, dagli atti del notaio Emanuele Bonvino di Nardò, risulta adibita a lazzaretto per la quarantena di “Turchi e Corsari”.

Non sappiamo l’anno preciso di quando fu terminata torre Santa Caterina; il Mazzella non la nomina; secondo il Pasanisi essa non era stata completata nel 1592 e forse nemmeno nel 1608. Grazie alla testimonianza del Cartaro possiamo ritenere che la Torre S. Caterina era in piedi almeno nel 1613. Un foglio scritto a Gallipoli il 1° maggio 1695 ci conferma che in quell’anno il caporale Leonardo Antonio Lombardo e il suo compagno Stefano Carlino avevano scrupolosamente vigilato di giorno e di notte detta torre. Nel 1730 era caporale Giuseppe Antonio Lombardo e come compagni torrieri si alternarono Oronzo Minnella, Libberio Scarano, Domenico Calabrese, Domenico Pizzone, Francesco Minnella. Nel 1820 la torre era ancora in buono stato, aveva in dotazione un cannone di ferro di calibro 3 ed era affidata alla Guardia Doganale.

Dal sito del Comune di Nardò
Dalla pagina Facebook, Fotografando Lecce e il Salento

La Struttura

Ha piano terra quadrangolare scarpato, 12 metri per lato (con un accesso alla stalla in lato monte ipotizzato dal XVIII secolo), definito da toro marcapiano. Il piano agibile, con finestre su tre lati e porta d’accesso levatoia in lato monte, continua verticale fino al parapetto di coronamento. Questo, leggermente aggettante e sostenuto da beccatelli, è fornito di troniere e tre piombatoie in lato monte, due sugli altri tre lati, tutte a sbalzo e localizzate anche sulle aperture. La garitta, angolare, continua a filo del parapetto.

Come scrive il de Salve, questa scala, negli ultimi decenni, era stata devastata dai “vandali” per usare un eufemismo, per via di una sciocca pratica, recentemente diffusa, che consiste nel depredare pietre dalle costruzioni d’epoca per integrarle a nuovi fabbricati, nel tentativo di attribuire a quest’ultimo improbabile pregio.

Al piano terra, è presente un unico vano con volta a botte. Al piano superiore, invece, sono presenti tre vani comunicanti di diverse dimensioni, tutti voltati a botte. La camera più grande ha alle pareti in parte affrescate e le due più piccole includono un camino. La torre fu realizzata in blocchi squadrati di pietra locale e le solide pareti hanno una sola finestra per lato. Dalle foto d’epoca inoltre, si nota come la vegetazione intorno alla torre fosse quasi inesistente.

Dopo l’odierno e adeguato restauro della torre, anche la bella scala rampante, che serve tutt’ora l’accesso al piano agibile, è tornata agli antichi splendori. Rimane tutt’ora di proprietà privata e non è ancora chiaro il possibile futuro utilizzo.

La torre, con la sua scalinata, prima e dopo il restauro.

Planimetria

Dove si trova: https://goo.gl/maps/tqc9UV7HNtEh2WvRA

Bibliografia:

De Salve, C. (2016). Torri Costiere. La Difesa delle Coste del Salento al Tempo di Carlo V. Galatina: Editrice Salentina.

Ferrara, C. (2009). Le Torri Costiere della Penisola Salentina. Sentinelle di Pietra a Difesa del Territorio. Castiglione: Progeca Edizioni

Leopizzi, T. (1984). Le torri costiere intorno a Gallipoli. Sito Web.

Torre Uluzzo

Nel Comune di Nardò, a quasi 100 metri dal mare e a un’altitudine di 32 metri si erge Torre Uluzzo. Essa si affaccia sul Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio. Ormai in parte crollata e ridotta in rudere, è stata recentemente restaurata.

Dal sito Santa Maria al Bagno.info

Detta anche Crustano la torre deve il suo nome a uluzzu nome dialettale con cui viene indicato l’asfodelo, pianta delle gigliacee presente nella macchia mediterranea circostante. Torre Crustano poi Uluzzo, insieme a torre Inserraglio, vennero costruite in un secondo momento, rispetto alle altre cinque più possenti della costa neretina. Il nome Crustano secondo alcuni, deriverebbe invece da ‘crusta’ (incrostazione) da intendersi, in questo caso, come il rivestimento, sulla testa, della ‘rozza’ torre, del secondo piano (quello dei voltini), trattato con cura e controllata composizione.

Torre Uluzzo comunicava visivamente a sud con Torre dell’Alto e a nord con Torre Inserraglio, entrambe nello stesso territorio di Nardò. Si trova su di un dirupo, a strapiombo sul mare, che caratterizza un incantevole insenatura, tra l’altroarea di notevole interesse archeologico nota per alcuni dei giacimenti preistorici più conosciuti a livello europeo, tra questi La Grotta del Cavallo, dove è stata scoperta una cultura autoctona del Paleolitico superiore denominata uluzziana.

La Storia

Torre Uluzzo viene indicata nella cartografia antica partire dal XVI secolo, inizialmente col nome “Torre del Capo delle Vedove”, poi “Torre del Crustamo”, “Torre de Crostomo”, infine “Torre Uluzzo”. Risulta agibile nel 1569 secondo gli Elenchi del Vicerè.

L’edificazione fu aggiudicata nel marzo 1568 al neretino Leonardo Spalletta che doveva costruirla secondo il disegno del Regio ingegnere Giovanni Tommaso Scala e consegnarla entro otto mesi dal primo maggio successivo. In un documento posteriore risulta che nel 1583 lo Spalletta non aveva ancora ricevuto il saldo dalla regia corte per i lavori della torre.

Nel 2020, il rudere è stato finalmente restaurato e messo in sicurezza con un progetto, che ha avuto un costo di 34 mila euro (25 mila di fondi regionali e 9 mila di fondi di bilancio comunale).

Come scrive il De Salve, dalla documentazione dell’epoca si evince che la torre, ancora efficiente nel 1695, risultava già gravemente danneggiata nel XVIII secolo. Ma esiste invece una testimonianza ancora più antica della torre che la precedeva.

La Fondazione Terra d’Otranto sul proprio sito riporta questo importante documento che per motivi di copyright non ci è concesso riportare. Visitare dunque https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/07/15/torre-santisidoro-e-torre-uluzzo-sulla-costa-di-nardo/

La Struttura

Differenti dalle loro sorelle più grandi e possenti torri di difesa, quelle di solo avvistamento, le cosidette “tipiche del Regno”, avevano sola funzione di orientamento per i naviganti e di allarme per gli abitanti dell’entroterra.

Il suggestivo e scenografico rudere è ormai privo di copertura con i muri parzialmente crollati. Con le impronte dei barbacani di tre piombatoie in lato mare (il più integro), lascia ancora intuire la struttura di una torre tipica del Regno a corpo quadrangolare scarpato (9,50 m per lato) e coronamento controscarpato.

Dove si trova: https://goo.gl/maps/iSZLM9uLL1QUSSb86

Bibliografia:

De Salve, C. (2016). Torri Costiere. La Difesa delle Coste del Salento al Tempo di Carlo V. Galatina: Editrice Salentina.

Fondazione Terra d’Otranto (2012). Torre Sant’Isidoro e torre Uluzzo sulla costa di Nardò. Sito Web.

Marzano, P. (2014). Cultura Salentina, Risorge, sulla Baia d’Uluzzo, l’immagine dell’antico ‘Crustano’. Sito Web.

Puglia Planet (2020). Rinasce Torre Uluzzo, un pezzo di patrimonio e di storia della città. Sito Web.

Santa Maria al Bagno (2020). Torre Uluzzo, una delle torri del Parco di Porto Selvaggio. Sito Web.